Coronavirus e abbigliamento: comportamenti d'acquisto
L’emergenza sanitaria sta inevitabilmente trasformando le regole dello shopping. La chiusura di tutti i negozi di abbigliamento, accessori e calzature e la successiva sospensione della vendita di tali prodotti anche nel canale food, hanno imposto infatti ai consumatori nuovi comportamenti d’acquisto con inevitabili ricadute nell’intero settore a breve e lungo termine. Assirm (l’associazione degli istituti di ricerche di mercato, sociali e di opinione) segnala una selezione di dati dei propri associati. Per quanto riguarda l’abbigliamento.
“L’emergenza sanitaria, legata all’incertezza economica e allo stravolgimento della quotidianità, sta innescando nei consumatori nuove dinamiche di acquisto dettate da necessità e bisogni differenti dal passato - afferma Matteo Lucchi, presidente di Assirm – Un cambiamento importante che, grazie alle ricerche di mercato, oggi i brand possono però cogliere, studiare ed interpretare per adottare azioni sempre più efficaci e rilevanti. Le aziende che per prime comprenderanno appieno questo inedito consumatore dell’era COVID-19, avranno infatti un vantaggio competitivo che permetterà loro una ripresa più veloce”.
L’eccezionalità del momento, secondo i dati di Sita Ricerca mostra che ultimamente i consumatori italiani acquistano abbigliamento, accessori e scarpe prevalentemente per necessità (45%), mentre solo il 17% degli intervistati compra per svago e distrazione. Significativo però che 1 italiano su 3 dichiari di rimandare gli acquisti a fine emergenza. Considerando poi il canale e-commerce, emerge una piena soddisfazione del servizio da parte del 20% degli intervistati, mentre il 34% lamenta dei problemi nei tempi di consegna (non garantiti o allungati notevolmente).
Immaginando il ritorno nei negozi fisici, che per la maggior parte degli italiani avverrà a fine maggio, nei comportamenti dei consumatori si consolida il valore della sicurezza: 1 intervistato su 3 dichiara infatti che manterrà la distanza imposta in queste settimane ed eviterà giorni e orari di punta come anche locali commerciali affollati. In termini di acquisti futuri emerge invece l’attenzione ai prodotti italiani (40%), come atto di fiducia e sostegno dell’economia nazionale, e un ulteriore orientamento verso saldi e/o promozioni (38%). I consumatori si aspettano però attenzioni specifiche. Tra le più richieste la pulizia e la sanificazione dell’ambiente (49%), l’installazione di dispenser igienizzanti all’ingresso del negozio a pari merito con la regolamentazione degli accessi (39%) e infine il controllo del comportamento della clientela nell’osservanza delle norme igieniche (27%).
Sita Ricerca ha attivato poi un osservatorio (Fashion & Emergenza Sanitaria) che misurerà il comportamento dei consumatori italiani verso gli acquisti fashion, le strategie di consumo messe in atto e le loro intenzioni future, fornendo nel contempo indicazioni concrete, provenienti dai consumatori stessi, su come mantenere i negozi attivi e vivi. Per quanto riguarda le prime reazioni alla riapertura dei negozi di abbigliamento per bambini, il 47% degli intervistati ha accolto positivamente anche se per i consumatori del Nord Ovest, la zona più colpita dall’epidemia, si tratta di un provvedimento prematuro come dimostra anche la continua preferenza dello store online (47%). Nel caso si optasse però per il negozio fisico è interessante notare come l’attenzione alla limitazione degli accessi (59%) e alle norme igieniche (48%) superi notevolmente il valore di sconti e promozioni (24%). Considerando invece la posizione, primeggiano i negozi di quartiere (58%). Un atteggiamento prudente che si traduce anche nel bene da acquistare: al primo posto si trovano intimo e calze (62%), prodotti non solo più indispensabili ma anche più semplici e rapidi da comprare, seguiti da calzature (54%) e abbigliamento esterno (49%).