La rinascita dell'Italia
Una visione per il futuro tra etica ed estetica aumentate
Riprendono i workshop del Future Concept Lab e in contemporanea si comincia a parlare di ripresa e rinascita, grazie al presidente dell’istituto di ricerca milanese e al suo nuovo libro: La rinascita dell’Italia (Egea).
“Il 2020 segna una soglia simbolica: un arrivo e una partenza – spiega l’autore del libro, Francesco Morace - Anno doppio e bisesto, come in un gioco di specchi ha amplificato problemi e soluzioni, fino al culmine dell’emergenza coronavirus. Ha posto fine a un decennio che ha impattato sulle nostre vite in modo deciso, a volte traumatico”.
Il libro La rinascita dell’Italia era già quasi pronto quando come un uragano non annunciato il contagio del coronavirus ha travolto con il suo impatto globale la comunità planetaria.
“A nessuno è sfuggita la portata straordinaria di questo accadimento, neanche lontanamente paragonabile né a Chernobyl, né a Fukushima (eventi catastrofici ma localizzati), né all’11 settembre e nemmeno alla crisi finanziaria del 2008 – scrive Morace nel Prologo - In nessuno di questi casi avevamo infatti assistito a uno choc che in contemporanea coinvolgeva direttamente tutto il pianeta, senza distinzioni di classe sociale, nazionalità e cultura di riferimento. La spaventosa democraticità del contagio, partito dal mondo animale in un mercato cinese di una località ai più sconosciuta, ha investito poi manager, viaggiatori e turisti della classe medio-alta dei paesi più ricchi (Corea, Italia e a seguire l’intera Europa e gli Stati Uniti) per ricadere in seconda battuta sulle classi più povere e il Sud del mondo. I bambini per fortuna quasi immuni, come nel profetico romanzo Anna di Niccolò Ammaniti”. Questo accadere ha imposto per alcune settimane una prospettiva inedita in cui chi ha scelto la globalizzazione come sistema di vita (il Nord più del Sud, in Italia e nel mondo) è sembrato subirne le conseguenze più tragiche. Noi italiani abbiamo immediatamente pensato a un inesorabile contrappasso dantesco. Un simile sconvolgimento, per progressione e modalità, lascerà un segno indelebile nella nostra visione del mondo. Il 13 marzo alle 11.37, dopo aver letto un intervento della psicoterapeuta Francesca Morelli che circolava in Rete e che evocava senza mai nominarlo una sorta di contrappasso, ho scritto un post dedicato appunto al virus del contrappasso che si è dimostrato contagioso, raccogliendo migliaia di like e soprattutto quasi duemila condivisioni. È stato tradotto spontaneamente in cinque lingue (spagnolo, portoghese, inglese, francese e infine tedesco) e con la sua potenza comunicativa ha fornito un nuovo orientamento al libro, considerando una dimensione tragicamente conquistata sul campo: il contrappasso del Covid-19. Il testo, scritto di getto senza grandi pretese, vuole sottolineare i tanti paradossi socio-psicologici messi in luce dal contagio, proprio come la fantasia di Dante aveva immaginato per i dannati dell’Inferno. Il virus del contrappasso esalta infatti la verità dei numeri, smentendo la girandola delle opinioni. Restituisce il tempo sacrificato ma riduce lo spazio in cui poterlo vivere. Vanifica le frontiere dimostrando che gli stranieri siamo noi. Potenzia l’invisibile nell’era della visibilità. Minaccia il respiro migliorando la qualità dell’aria. Costringe a casa le famiglie riconsegnando ai genitori il ruolo di educatori. Vendica il mondo animale imponendo l’inaspettato. Ridicolizza l’opinione del popolo valorizzando la competenza degli esperti. Colpisce i nonni per la disperazione dei nipoti. Radicalizza i sentimenti facendo emergere gli affetti collaterali. Penalizza il contatto fisico dimostrandone l’insostituibilità. Elimina gli eccessi dando forza all’essenziale. Favorisce lo smart working recuperando il ruolo delle relazioni. Elimina gli alibi maschili dimostrando la superiore forza del femminile. Isola le persone indicando il bisogno di reciprocità. Smantella il sovranismo alimentando la coscienza planetaria. Non credo al castigo biblico ma Dante era un genio”.
Probabilmente c’è qualcosa di suggestivo in questa riflessione e ciò spiega la sua grande circolazione in Rete nei giorni del disorientamento e soprattutto c’è un’intuizione che ha colpito la fantasia di molti: il contagio sul filo del contrappasso, verso un’etica e un’estetica aumentate.
“La qualità del respirare rispetto al rischio di inquinamento – continua Morace - L’imposizione del blocco rispetto alla frenesia produttivista. La coscienza sistemica rispetto alla discriminazione selettiva. La bellezza del contatto fisico rispetto alla virtualità dei social. Le relazioni familiari rispetto all’inadeguatezza di genitori troppo assorbiti da incombenze lavorative. La sensibilità reciproca rispetto all’isolamento. Eppure il grande rischio in questi casi è buttare via il bambino con l’acqua sporca: riportare il tempo a un passato che non esiste più, con il rischio palpabile di regressione, demonizzando produttività e consumo. La ricerca del giusto equilibrio dipende da noi, dalla nostra sensibilità e dalla nostra intelligenza: siamo comunque padroni del nostro destino in equilibrio tra etica ed estetica. Questa è la direzione imboccata dal libro e i dieci punti, elaborati a metà marzo, nel pieno della crisi, costituiscono una prima traccia che presenta i temi che hanno arricchito le parti dedicate al contesto, allo scenario e alla rinascita dell’Italia, così come erano già stati pensati. Leggiamoli insieme come prologo a una riflessione che, staccandosi progressivamente dagli avvenimenti di cronaca, ci condurrà nello scenario futuro che abbiamo immaginato: un percorso che dall’Inferno del Covid-19 possa condurci in un’Italia migliore, sostenuta da valori condivisi di bellezza e giustizia. Siamo meno esigenti di Dante: non pretendiamo il Paradiso”.
Nel libro si prospetta la rinascita dell’Italia con un percorso di rigenerazione in otto passaggi. Italia come laboratorio per trasformare il piombo in oro, approdo estetico: bellezza e verità, luogo di riconoscimento complesso, scambio inter-generazionale, avamposto del Mediterraneo emerso, sfida comunicativa, Italia finalmente padrona del suo senso e protagonista del terzo Rinascimento.
“È arrivato il momento di riaffermare la nostra capacità di incidere sul futuro e di assumerci la responsabilità che questo implica, proponendo un percorso di crescita verso un mondo più equilibrato, fatto di attivismo e desiderio di contare, di porsi al centro della scena con la propria presenza autentica, complementare a quella digitale – conclude Morace - All’insegna di un’etica e un’estetica aumentate che guardino ai diritti di cittadinanza, proteggano il mondo fisico a partire dalla salute e dall’ambiente, valorizzino le persone in carne e ossa e la loro dignità, utilizzino la potenza dei big data senza consegnarsi in modo acritico alla potenza dell’algoritmo. Gli anni Venti saranno un tempo e un luogo di rinascita culturale e innovazione sociale, se sapremo affrontare la sfida con coraggio, facendo leva su quei valori di servizio e condivisione, verità e fiducia, sostenibilità e intelligenza, profondità e negoziazione, unicità e universalità che da sempre rappresentano le qualità autentiche dell’Italia”.
Discontinuità e avvento di nuovi paradigmi hanno interessato l’Italia e il mondo intero. Big data, sharing economy, fake news, influencer hanno fatto la differenza – nella politica, nel business, nella vita quotidiana – marcando un punto di svolta all’insegna del modo digitale: soggettivo, contagioso, innovativo, istantaneo, ma anche inconsapevole, evanescente, pervasivo, guidato in modo potente e non trasparente da un’intelligenza artificiale controllata da pochi, da un pensiero politico tanto impoverito quanto spregiudicato, dall’aggressività di molta comunicazione. Tutto ciò ha creato nuove possibilità e connessioni vitali, a rischio però di un futuro maldistribuito, in cui trovano spazio forme individuali, civili e sociali di azione e reazione, nel bene e nel male.