Venerdì 22 Novembre 2024

Saint-Tropez: professionalità ed empatia

L’Italia è entrata finalmente nella fase due e vogliamo raccogliere le riflessioni di produttori, distributori e negozianti sul presente e sul futuro del settore. Qui vi proponiamo l’intervista a Francesca Guzzardi, titolare del negozio Saint-Tropez di Brescia.

Brescia e provincia è stata una delle aree messe più duramente alla prova dall’emergenza Covid-19 e anche se Francesca sta bene, come molti dei suoi concittadini è psicologicamente provata perché attorno a lei ogni famiglia ha avuto almeno un lutto.

Nonostante le difficoltà oggettive, durante il lockdown la titolare di Saint-Tropez ha cercato di capitalizzare sui social questo tempo “sospeso”, rafforzando i contatti con i clienti e facendo sentire loro la sua presenza.

Arrivato il momento della riapertura, Francesca Guizzardi non ha trovato particolari difficoltà ad adeguarsi alla nuova normativa per la sicurezza sanitaria: “Le dimensioni del mio negozio, né tropo grande né troppo piccolo (47 mq), non hanno reso eccessivamente complicato l’adattamento alla nuova normalità. Posso ricevere due persone alla volta, perché ho due banchi di servizio, oltre al banco cassa. Ho due camerini ma ora ne sto usando soltanto uno perché voglio evitare che le persone si incrocino. Naturalmente, abbiamo seguito tutte le linee guida: obbligo di mettere a disposizione gel disinfettante e guanti e obbligo di disinfettare tutto due volte al giorno. Inoltre bisogna ogni volta disinfettare con cura tutto ciò che viene toccato dalle clienti”.

L’affluenza dopo la riapertura è stata finora buona e la clientela non sembra particolarmente spaventata dall’idea di entrare in negozio, un atteggiamento tutt’altro che scontato nelle zone in cui il numero dei contagi e dei decessi è stato molto elevato: “Quando ci sono più persone di quelle che posso gestire con la nuova modalità, le clienti capiscono e aspettano- racconta Francesca Guizzardi. Non si spazientiscono perché capiscono benissimo la situazione. Altre ancora preferiscono fare un appuntamento per evitare l’attesa”.

Ma è complicato, perché se da una parte le clienti si rendono conto che devono seguire delle regole e lo accettano volentieri, dall’altra spesso se ne dimenticano: “La nostra è una vendita assistita, non un self service. La cliente ti chiede di sistemarle lo spallino, di prendere l’orlo, ecc. e noi non possiamo farlo. E’ stancante perché si creano situazioni complicate, scomode. Bisogna, sempre con molta delicatezza, ricordare loro le norme, ma è molto stressante. Già la mascherina ci toglie una parte importante del nostro lavoro che è fatto di sorrisi, di accoglienza, di empatia con il cliente. Si cerca di compensare con altre gentilezze, ma non è facile, date le numerose limitazioni”.

In questo momento, Francesca non intende abbassare i prezzi: “Mi va bene che i saldi siano stati spostati ad agosto – spiega - prima non farò degli sconti. In questo momento, una politica di ribassi per un negozio come il mio, fatto per lo più di articoli estivi, non mi permetterebbe nemmeno di rientrare dalle spese”.